lunedì 12 dicembre 2011

Mare d'inverno


Si beve il mare con gli occhi. a piccoli sorsi, la salsedine a bruciarle la gola, pensieri e capelli annodati dal vento.
Ogni dubbio un' onda a infrangersi su scogli di certezze sgretolate.
Com'è bella la spiaggia d'inverno, pare quasi riposarsi.
La vela lontana sembra un gabbiano.
D'impulso si leva le scarpe, forte il desiderio di sentire la sabbia fredda sotto i piedi e il brivido provato la fa smettere di piangere.
Non è più giovane Marisa e da tempo ha scordato la valigia dei sogni accanto a chissà quale panchina, in quale stazione, correndo in fretta dietro un'occasione che sembrava l'ultima, e che invece non era nemmeno un'occasione.
Com'è bella la spiaggia d'inverno.
Non c'è un motivo reale per quelle lacrime che hanno ricominciato a scorrere piano, se non l'impossibilità di fermare le ore e di tornare indietro a ieri, quando era facile ridere di niente e la bisaccia non conteneva altro che coraggio.
Il coraggio di viversi. Già, facile a dirsi.
Pensa Marisa.
Sono giorni che pensa, senza riuscire ad arrivare a una decisione.
Una mano si posa sul giubbotto, come per una carezza all'altezza del ventre appena rigonfio eppure già così pulsante, così vivo, così importante.
E' incinta. Ecco, si è detta una bugia prima. C'è un motivo per quelle lacrime. Il motivo è questo bambino non voluto.
Pensare che, in altri tempi, in altri momenti, un'altra lei lo aveva cercato così tanto, desiderato, voluto, anelato.
La mancata gravidanza era stata il motivo della fine della sua storia d'amore. La storia d'amore. 
Il rincorrere quel sogno  aveva stremato lei e il suo compagno di allora, fino a convincerli che senza il collante di una nuova vita non erano niente. Così si erano separati.
E adesso? Adesso a quarant'anni si trovava incinta, di un uomo che non voleva, che non conosceva, che non aveva niente in comune con lei. Le era bastata una sola notte per capirlo e la mattina, trovandoselo accanto, aveva provato solo fastidio.
La storia di una notte, di quelle che non lasciano impronte se non il desiderio di fuggire lontano.
Ma le recriminazioni ora erano inutili. L'importante era prendere una decisione e valutare bene le conseguenze, senza farsi prendere da falsi sentimentalismi.
Com'è bella la spiaggia d'inverno. Il posto giusto per pensare indisturbati.
Alza gli occhi al cielo Marisa, poi li lega all'orizzonte, e diventa punto di sutura tra lui e il mare.
E come per magìa capisce. Capisce che quel figlio lei lo vuole.
Non vuole l'uomo che gliel'ha regalato, ma lo chiamerà. Non si nega a nessuno la possibilità di accogliere un figlio.
Parleranno di loro, seduti uno di fronte all'altro, come non hanno fatto la sera del loro incontro, consumato tra vino rosso e abbracci solitari.
E, se diventeranno amici, se lui lo vorrà, gli farà spazio nella sua vita per condividere quel miracolo come genitori.
Altrimenti percorrerà quella strada da sola.
Continua a camminare Marisa, a piedi nudi sulla sabbia fredda.
Poco lontano una valigia dimenticata da chissà quando l'aspetta, accanto a un vecchio moscone.
Lei la raccoglierà, la porterà a casa. Con calma e con cautela l'aprirà, e sceglierà tra vecchi sogni: quelli consunti, oramai da gettare e quelli ancora intatti, da riporre con tenerezza dietro una porta della quale pensava di aver smarrito la chiave.
Com'è bella la spiaggia d'inverno ed ora che la donna sorride di pensieri al vento, è ancora più bella.

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